La ricca storia delle carte
Cosa hanno in comune le lunghe nottate passate giocando al poker, le visite eleganti dell'agente 007 al tavolo del baccarat e le ambizioni ricche di speranza di chi sfida le statistiche del blackjack? Tutte hanno in comune le carte da gioco, accessorio appassionante e quasi indispensabile dei nostri giochi fin dalla notte dei tempi. Le loro origini orientali sono solo l'inizio della lunga storia delle carte da gioco che le porta fino ai tavoli di tutte le sale da gioco moderne.
Made In China
Chi pensa che dobbiamo tante cose alle antiche civiltà cinesi (per esempio il té, la carta, i fuochi d'artificio e alcuni dicono perfino gli spaghetti) non sarà stupito di trovare perfino le carte da gioco nella lista: le prime carte rimontano all'epoca della dinastia Tang (618-907), quando le carte erano le principali alternative ai giochi di domino, scacchi, dadi e Mahjong. Con l'invenzione della carta nel XII secolo, i cinesi hanno cominciato a mescolare e distribuire schede in carta pesante che raffiguravano simboli come bambù, bastoni, monete e numeri.
Da allora, i cinesi non hanno mai smesso di giocare, come dimostrano i giochi asiatici e il successo di Macao, la più importante città di casinò del mondo.
Il Medio Oriente
Il mondo arabo fece evolvere le carte cinesi aggiungendo non solo i semi (sotto forma di ori, coppe, spade e bastoni), ma anche la gerarchia delle carte e le figure che vediamo nelle carte di oggi. Anche i semi sono rimasti fino a oggi trasformandosi da ori a quadri, da coppe a cuori, da spade a picche e da bastoni a fiori. Il mazzo da gioco usato in Egitto all'epoca dei Mamelucchi contava già 52 carte con quattro semi, ognuno dei quali composto da dieci carte numerate e tre carte reali: il Malik (re), Naib Malik (viceré) e Tani Naib (secondo aggiunto).
Giochiamo a carte
Quando le carte sono arrivate in Europa nel XIV secolo, sono state riprodotte in numerose versioni: i semi sono evoluti in funzione delle influenze regionali e si sono trasformati in fiori, orsi, conigli, falchi, cani e cinghiali. In Germania si son visti cuori, campane, foglie e ghiande. Le carte dei mazzi boemi raffiguravano animali, strumenti musicali, spade, lance e alabarde. Spagnoli e italiani hanno preferito conservare i semi mediorientali (con qualche aggiustamento) di ori, coppe, spade e bastoni. Tuttavia, come spesso accadeva all'epoca, furono i francesi a lasciare un'impronta permanente, tuttora visibile nei mazzi di carte moderni: quadri, cuori, picche e fiori, dove ogni figura o faccia rappresentava un personaggio storico realmente esistito oppure una figura immaginaria tratta dalla mitologia:
I re:
Re di picche: Il Re Davide di Israele
Re di quadri: Giulio Cesare
Re di fiori: Alessandro Magno
Re di cuori: Carlo VII, con una spada ficcata in testa e unico senza baffi
Lo sapevi?
La leggenda chiama "re suicida" il re di cuori, senza validi riscontri storici. Viene comunque tuttora raffigurato con una spada che gli trapassa la testa e che un tempo era invece un'ascia.
Le regine:
Regina di picche: Atena, dalla mitologia greca
Regina di quadri: Rachele, moglie di Giacobbe (dalla Bibbia)
Regina di fiori: Argea, dalla mitologia greca
Regina di cuori: Giuditta, eroina che salvò gli Ebrei dal malvagio Oloferne
I fanti:
Fante di picche: Ogier il Danese, cavaliere di Carlo Magno
Fante di quadri: Ettore di Troia, dalla mitologia greca
Fante di fiori: Giuda Maccabeo, guerriero ebreo (oppure il cavaliere Lancillotto)
Fante di cuori: La Hire, condottiero francese della Guerra dei Cent'anni
Cosa c'è nelle carte?
Gli allocchi che credono a cartomanti e indovini non sono mai mancati: ed ecco spiegato il successo dei tarocchi, per non parlare delle sfere di cristallo e altre trappole per creduloni. Le prime carte dei tarocchi erano in realtà comuni mazzi di carte da gioco, ma quando le gerarchie cattoliche cominciarono a proibire i giochi d'azzardo, molti in Europa camuffarono i mazzi in uso aggiungendo carte supplementari. Va notato come i semi usati nei mazzi di tarocchi seguivano le orme di quelli del Medio Oriente: spade, bastoni o bacchette, coppe e monete (dischi o pentacoli). Anche i tarocchi usano le facce di re e regine, oltre che i numeri da uno a dieci.
Il mazzo di tarocchi da 78 carte cominciò con l'aggiunta dei trionfi e secondo alcuni il dubbio merito della paternità di questa trovata è italiano, datato tra il 1430 e il 1450 nel nord della penisola. Le regole del gioco ricordano un po' quelle del bridge. L'associazione con fedi occultiste potrebbe anche essere arrivata sui nostri lidi insieme alle carte stesse fin dall'Egitto Mamelucco, dove pare che cartomanti le usassero insieme a simboli geroglifici cui attribuivano misteriosi segreti della vita.
Una carta sola al comando...
Avete mai notato come l'Asso di picche sia generalmente la prima carta di un mazzo nuovo? Un tempo si usava stampare sul simbolo della carta la dicitura (come nella foto qui sopra "Duty Three Pence") che certificava il pagamento delle tasse in vigore, decisione presa dai legislatori europei per approfittare del successo delle carte da gioco. Dapprima la dicitura appariva sull'involucro del mazzo di carte, in seguito si preferì stamparla su una carta, per certificare il pagamento anche dopo che l'involucro era stato gettato. Per finire, nel '700 si scelse l'Asso di picche ciò che gli valse l'onore del posto più importante, in fronte al mazzo, posizione che ha conservato fino a oggi.
Scherza coi fanti...
Vi siete mai chiesti perché il simbolo della terza figura sia un fante e non un principe o un cavaliere? In effetti, ci furono un tempo mazzi di carte che comportavano due K e una Q, dove il secondo K simboleggiava il Knave, un cortigiano del re. Ma avere due simboli sotto la stessa lettera prestava a confusione e il secondo K (o Kn) fu rimpiazzato dalla J di Jack, espressione che designa una persona comune. In Francia venne invece adottato il Valet: non a caso al posto di K Q J hanno R D V per indicare Roi, Dame e Valet; in Italia chiamiamo generalmente quest'ultimo con il nome di fante ma sempre con la lettera J.
Questa scelta non fu senza intoppi: in passato, era considerato rozzo chiamare Jack il Knave; ne è la prova il romanzo "Grandi speranze" di Charles Dickens, nel quale l'impertinente Estella esclama "He calls the knaves Jacks, this boy!", criticando così la "deplorevole abitudine di chiamare i fanti jacks".
Giocare il jolly
Non è solo a Giochi Senza Frontiere che si gioca il jolly. Chi ha buona memoria e un po' di nostalgia pensa anche al jolly di Rischiatutto. Qui invece stiamo parlando della carta supplementare, spesso usata come carta dal valore più elevato in tutto il mazzo di carte. A volte è chiamato joker, dalla parola tedesca Juker che dà il nome al gioco che gli anglosassoni chiamano Euchre e dove le due carte dal valore più elevato sono proprio i due joker. E infatti in alcuni mazzi di carte il jolly porta una dicitura che ne ufficializza il massimo valore. In genere un jolly è colorato mentre l'altro è in bianco e nero. Nei giochi di carte del casinò (poker, blackjack e baccarat) il jolly non viene usato.
Il resto è storia dei nostri giorni. La storia delle carte da gioco è quindi lunga, lunghissima: dalle ossa in Cina fino alle carte virtuali dei casinò online come Betclic . E ovviamente non basta conoscere la storia, bisogna anche saper giocare ai giochi di carte dei casinò. Per farlo e per imparare a giocare le carte che ricevete, leggete l'apposita guida di VegasMaster. Troverete regole e trucchi di blackjack e baccarà.
Bellissimo articolo, complimenti all’autore! Mi ha fatto pensare alle domeniche di paese, quando i vecchi si ritrovavano a giocare a carte (in certi posti è ancora così) e sembrava davvero che le cose non fossero mai cambiate dall’alba dei tempi 🙂