Su VegasMaster vi parliamo dei giochi d'azzardo odierni e qualche volta anche delle piccole manie e superstizioni dei giocatori. Ma la bizzarra credenza che forze esoteriche possano favorire le vincite al gioco rimonta a epoche molto precedenti la nascita dei casinò moderni.
Abbiamo chiesto lumi alla professoressa Paola Monari, che si è gentilmente prestata a raccontarci la storia del dominio dell'esoterico nel gioco d'azzardo. La professoressa Monari insegna Statistica al Dipartimento di Scienze Statistiche «Paolo Fortunati» dell'Università di Bologna e tra i suoi temi di ricerca preferiti ci sono anche le probabilità dei giochi d'azzardo e il loro posto nel pensiero scientifico, studi che hanno portato alla pubblicazione di Giochi d'azzardo e probabilità (Editori Riuniti university press, 2012). Grazie alla preziosa disponibilità della professoressa Monari, VegasMaster ha l'occasione di offrire ai suoi lettori l'epopea appassionante del dominio dell'irrazionale sui giochi d'azzardo nel corso dei secoli. Ecco la prima delle quattro puntate:
Il gioco e le divinazioni. Uno sguardo al passato
La passione dell’uomo per i giochi d’azzardo è antica come il mondo e se ne trovano tracce nella più profonda preistoria. In alcuni siti preistorici, datati a 40.000 anni fa, attorno ad alcuni focolari, si rinvenne una concentrazione di astragali molto superiore a quella di altre ossa. Gli astragali sono ossicini del tallone di piccoli animali che, lanciati in aria, possono cadere su quattro facce diverse con diverse possibilità di ricaduta. E si ritiene che abbiano aperto la via ai dadi, anche se per secoli dadi e astragali hanno convissuto come protagonisti del gioco d’azzardo, così come ci raccontano la tradizione epica e la documentazione scritta greca e romana.
Uno dei giochi più semplici e più diffusi tra gli antichi Romani era il lancio di quattro astragali bilanciati e molti giocatori erano già in grado di scommettere con buona approssimazione sulle facce che si presentavano più spesso e che venivano contrassegnate con dei pesi. Nei giocatori di quell’antico passato – come oggi per altro – la razionalità “statistica” della puntata migliore in termini di avverabilità era ampiamente oscurata da altre componenti psicologiche legate alla magia, a pratiche esoteriche, alle arti divinatorie e alle superstizioni associate ai numeri.
Spesso le puntate erano associate alle più importanti divinità e assumevano anche un significato propiziatorio. Ad esempio, un risultato molto gradito era il cosiddetto lancio di Venere che corrispondeva all’uscita delle facce degli astragali o dei dadi nel seguente ordine di pesi: 1, 3, 4, 6. Pausania (II secolo) racconta che la serie dei numeri 1.3.3.4.4. ottenuta lanciando 5 volte un astragalo o un dado veniva indicata come il lancio di Zeus Salvatore e stava a significare che gli dei avevano dato un presagio favorevole.
A quei tempi, giocavano gli dei dell’Olimpo e giocavano gli imperatori. La storia antica è piena di grandi giocatori entrati nelle cronache e di piccoli giocatori dimenticati nelle bettole.
Nell’Impero romano i dadi sono rotolati molte volte. Dall’Imperatore Claudio (10 a.c.-54 d.c), che scrisse addirittura un libro sul gioco dei dadi andato purtroppo perduto, a Nerone (37-68 d.c.), che perdeva immense fortune ai dadi. Sembra che lo stesso imperatore Marco Aurelio (121-180 d.c.) fosse tanto ossessionato dal gioco da farsi sempre accompagnare dal suo “croupier” personale. Su questa notazione di cronaca, un illustre studioso ha scritto divertito che “chiunque avesse avuto anche la più modesta conoscenza del calcolo delle probabilità avrebbe potuto vincere l’intera Gallia in una settimana (Hacking, 1975).”
Per conoscere il proprio destino o gli eventi del mondo che lo circonda, l’uomo ha sempre chiesto soccorso agli oracoli visti come intermediari tra i suoi dubbi e la volontà degli dei, artefici di tutte le cose. Nell’antichità gli oracoli, volutamente oscuri, erano sotto il controllo dei Sacerdoti che usavano spesso anche riti affidati alla pura sorte per emettere i loro responsi. Ad esempio, lanciavano dadi, astragali e tessere. Implicito era l’assunto che fossero gli dei a guidare il risultato in uno stravagante gioco ai dadi con i destini degli uomini. Nell’antica Grecia alcuni grandi templi erano destinati al gioco, ad esempio il Tempio di Atena Skira o il Tempio di Corinto presso la Fontana di Pirene. In molti musei sono conservate tavolette oracolari con serie di numeri associate a divinazioni.
Anche nell’antica Roma il gioco di sorte aveva una sua “sacralità” in particolari momenti della vita sociale. Durante i Saturnali, che si tenevano dal 17 al 23 dicembre per esaltare l’età dell’oro narrata da Esiodo nelle Opere e i giorni (VIII sec. a.c.), veniva sovvertito l’ordine sociale e la vita dei romani si trasformava in un grande carnevale dove quasi tutto era lecito. Si potevano fare scommesse e giochi d’azzardo senza turbare le divinità, anzi l’azzardo era un omaggio al dio Saturno che si riteneva possedesse le chiavi del gioco cosmico.
Se la divinità regolava la sorte degli uomini, e si manifestava con segni vaghi e trascendenti, toccava all’uomo cercare quei segni per capire le intenzioni degli dei.
Attraverso il gioco, quindi, inteso come gioco oracolo gli uomini ritenevano di poter divinare il disegno degli dei. A quel gioco divinazione si fa risalire la più popolare versione della Smorfia che si fonda sul legame magico-simbolico tra numeri ed esperienze della vita quotidiana e che si intreccia con la più esoterica cabala ebraica. Il termine smorfia è associato al dio Morfeo, che nella mitologia greco-romana è uno dei figli del dio del sonno (Hypnos). Esiodo (VII sec. a.C.) gli attribuisce il potere di inviare messaggi tramite il sogno. Già in età bizantina esistevano manuali per decifrare i misteri dei sogni e l’accumularsi nel tempo di un’ininterrotta serie di trasmissioni orali e di scritti è stata raccolta in molti testi, ad esempio il “Divinatore Universale del Lotto” a cui attingevano i ricevitori dei Regi Lotti a Napoli nel XIX secolo. Attualmente il libro della “Smorfia” è composto da due parti: un vocabolario che abbina i termini (50.000 voci) in ordine alfabetico ai rispettivi numeri e un testo dove sono illustrate anche con tabelle le tecniche più approfondite, derivate dalla tradizione cabalistica. La prima parte è stata spesso proposta con immagini, in quanto destinata anche a chi non sapeva leggere o contare.
In ogni smorfia, fatti, parole, cose e personaggi si trasformano in numeri, sulla base di una codifica molto precisa ma variabile al variare dei contesti. Ad esempio, in generale all’atto del giocare si associa il numero 53, ma giocare al lotto fa 69, ai cavalli fa 5, a carte fa 81 e così via.
In esclusiva per i lettori di VegasMaster, ecco la seconda parte: Il Lotto e i suoi rituali